martedì 22 settembre 2009

My personal Sun

Cosa sarebbe successo se, alla fine di Elcipse, Bella non avesse scelto Edward ma bensì Jacob?e se Jacob avesse avuto l'imprinting con Bella?

[piccola storiella che mi è venuta in mente rileggendo il mio amatissimo libro "Eclipse"XD]


(Da Eclipse, pag. 478)
“Ma io sarei stato una scelta più sana. Non una droga:io sarei stato l'aria, il sole”
Accennai un sorriso malinconico. “Anche io ne ero convinta, sai. Eri come il sole. Il mio sole personale. Il rimedio migliore alle mie nuvole”.
Sospirò. “Con le nuvole posso farcela. Ma non posso cavarmela contro un'eclissi”.

“Bella...” cercò di trovare le parole per dirmi qualcosa. Ma non ci riusciva.
Percepivo la sua sofferenza.
Era come se un'enorme voragine gli impedisse persino di respirare.
Conoscevo quella sensazione.
Lo guardai negli occhi.
Da un lato cercava di celare la sofferenza che lo lacerava dentro. Dall'altro, sembrava come se avesse trovato la risposta a tutte le sue domande.
Come un cieco che avesse visto il sole per la prima volta.
Mi vidi riflessa in quegli occhi.
E ad un tratto capì.
“J-Jake...hai avuto l'imprinting con me, vero?”.
“Mi dispiace Bella...davvero”.
“Come se fosse tua la colpa” gli sussurrai avvicinandomi sempre di più a lui.
“Lo so...ma..cose da mostro, ricordi?”gli angoli della bocca gli si incurvarono impercettibilmente all'insù, quasi stesse tentando di ridere.
“Non sono io il mostro che vuoi...proverò, cercherò di farmene una ragione...”.
Jacob mi sfiorò il volto con una mano. Percepire tutto il calore che emanava, mi fece stare ancora peggio. In pochi interminabili secondi quella sensazione di calore estremo era scomparsa. Lo guardai allontanarsi verso la foresta, la guancia che pian piano si raffreddava.
Ecco come sarebbe stata la mia vita adesso: glaciale, fredda e senza di lui. Senza il mio Jacob.
Alcuni secondi dopo, sentì la mano di Edward sulla spalla destra.
Mi fece voltare.
Non riuscivo a guardarlo negli occhi.
“Tutto bene?”mi chiese con la solita voce soave.
“Ti sembra che vada tutto bene?”urlò disperata una voce nella mia testa.
Mi limitai a formulare una breve risposta.
“Torniamo dentro, qui fuori si gela”propose lui, facendo scivolare la sua gelida mano sul mio fianco.
“Non lo avvertirei nemmeno il freddo, se fossi con..” mi sorpresi a rispondergli acida.
Edward mi guardò con espressione ferita.
“...Se fossi con un maglione più pesante”mi corressi in fretta.
“Che diavolo mi stava succedendo?”
“Bella...sei sicura che vada tutto bene?” mi si parò davanti.
Stavo per aprire bocca, quando ad un tratto un selvaggio ululato interruppe il silenzio della foresta.
Avrei riconosciuto quella “voce” tra mille. Il suo dolore, l'angoscia, la paura e lo smarrimento...quanto mi era facile comprendere quei sentimenti.
“Edward...”era arrivato il momento di scegliere.
Almeno questo glielo dovevo.
Ad entrambi.
“Cre-credo sia meglio se...mi dispiace, ma non so come dirtelo...è solo che...”maledetta la mia goffaggine che mi perseguitava in qualunque situazione.
“Da quando te ne sei andato da Forks, qualcosa in me si è spezzato...per molti mesi ero convinta fosse solamente a causa della tua mancanza...poi quando è arrivato Jake..”
“Ho capito Bella...”la sua espressione rimaneva dolorosamente indecifrabile.
Continuai a parlare, sicura di fare la scelta più giusta per entrambi.
“Ho capito che esisteva un modo per...o meglio dire, esisteva qualcuno in grado di ricollegare tra loro quei pezzi...”.
Alzai timidamente lo sguardo.
Edward continuava a fissarmi, gli occhi cerchiati da profonde occhiaie violastre.
“Mi dispiace Edward, mi dispiace di averti illuso, ma credimi...per quanto stupido, sciocco e privo di senso possa sembrarti, ti giuro che non avrei mai voluto farti del male...ci ho provato, credimi..ho cercato di fingere che non fosse successo nulla, che tu non te ne sia mai andato...che tutto ciò non fosse mai successo...ma..”
Edward si chinò a sfiorarmi la fronte con le labbra.
“Non mi importa, ho sbagliato io...non avrei mai dovuto lasciarti” mi sussurrò.
“Sii felice” furono le sue ultime parole prima di scomparire nel folto del bosco.
La testa aveva iniziato a girarmi. Ispirai ed espirai un paio di volte, cercando di ristabilire il mio battito cardiaco, ormai prossimo alla tachicardia.
Appena realizzai pienamente cosa avevo appena fatto, un sorriso mi si stampò sul volto.
Ero libera.
Jacob.
Jacob io ti amo.
Ecco le parole che avrei potuto, dovuto e assolutamente voluto sussurrargli ogni singolo istante in sua compagnia.
Corsi in casa e composi il suo numero, sperando di trovarlo a la Push.
Dopo il decimo squillo, mi rassegnai e riagganciai.
Poco importava. Sarei andata io da lui.
Mi voltai, presi la mia solita giacca e le chiavi del pick-up e, sempre con un sorriso ebete stampato in volto, uscì di casa.
Corsi giù per il vialetto e in un secondo avviai il mio mastodontico mezzo di trasporto.


Dieci minuti scarsi, e parcheggiai davanti a casa Black.
Scesi e corsi a bussare alla porta.
“Ehi Jack” iniziai a chiamarlo.
“Jack ti prego apri”urlai bussando sempre più insistentemente.
“JACOB”ripetei alterando le urla ai pugni sulla pesante porta in legno.
Dalla casa non proveniva nessun rumore.

Disperata, mi diressi verso il “capanno di Jack” sperando di trovarci almeno Bill, anche se, appena arrivata mi ricordai che non sarebbe mai potuto essere lì, poiché la sedia a rotelle gli impediva il passaggio tra radici e terreno sconnesso.
Bussai sulla saracinesca ma non ottenni risultato.
“JACOB”urlai disperatamente. “Ti prego Jack, dove sei?”.
Due mani forti e molto calde mi afferrarono le spalle.
“Ehi Bella, ora calmati”
Riconoscevo il calore emanato da un membro del branco.
Mi voltai rassegnata.
Quello non era il mio Jack.
Era Quil.
“Ehi, cosa succede?perché cerchi Jack?” mi chiese preoccupato.
“Quil, è una lunga storia...ti prego sai dove è andato?” risposi ansiosa di conoscere la risposta.
“Lasciami riflettere un attimo...fino a cinque secondi fa, prima che mi ritrasformassi in umano, stava correndo verso la spiaggia...credo verso la scogliera, ma non ne sono sicuro..ma..”
“Grazie Quil, ti devo un favore”lo salutai prima di avviare il motore dello Chevy e partire in direzione della scogliera.
“Di nulla Bella”fece eco lui, coperto in parte dal rombate motore del pick-up.


E Jacob era proprio lì: sulla punta più alta della scogliera.
Proprio nello stesso punto dal quale mi ero gettata io un anno prima.
Spensi il motore e parcheggiai ad una cinquantina di metri dall'inizio della scogliera.
Probabilmente Jacob mi aveva sentita arrivare, ciò nonostante rimase a guardare l'orizzonte.
Mi incamminai verso di lui.
Il cuore a mille. La mente vuota e spensierata.
Non avevo la minima idea di cosa dire per spiegargli perché fossi lì, ma poco importava.
Non ero mai stata una di troppe parole.
“Jack” lo chiamai.
Si voltò, visibilmente sorpreso di sentire la mia voce.
Dietro di lui, il sole stava tramontando.
La sua carnagione bronzea era maggiormente accentuata dalla luce del “crepuscolo”.
Il vento gli scompigliava i corti capelli neri mentre alcuni impercettibili spruzzi d'acqua gli bagnavano il muscoloso torace, formando piccolissime perle illuminate dal sole.
Avevo già visto un essere luminoso alla luce del sole, ma per descrivere tutto ciò che provavo per quello che avevo davanti non mi sarebbe bastato neanche un secolo.
Gli occhi non riuscivo a vederli con chiarezza, ma non nascondevano la curiosità e la confusione nel vedermi lì.
Con lui. E non con l'altro.
“Jake...ho cambiato idea..”gli sussurrai avvicinandomi.
Un sorriso gli si allargò sul volto, scoprendo i candidi denti.
“Sono stata a casa tua...non c'era nessuno...poi ho incontrato Quil e mi ha detto...ha detto che avrei potuto trovarti qui..e”
“Shhh”mi zittì lui, allungandomi una mano.
L'afferrai impaziente di ritrovarmi al sicuro tra le sue braccia.
Mi attirò a sé impaziente e dolcissimo al tempo stesso.
Con una mano, mi sollevò delicatamente il mento. “Come mai sei qui?”scherzò lui.
“Oh al diavolo” pensai tra me “Lo sa benissimo che non sono mai stata la migliore con queste faccende romantiche”.
“Sono qui. Per restare. Con te. Sempre” risposi io imbarazzata.
Jack gettò la testa all'indietro e rise della mia reazione.
Leggermente infastidita, lo colpì piano con il pugno, memore dell'ultima volta che lo avevo colpito sul serio.
“Ehi Bells, non fraintendermi...che tu sia qui...adesso..con me...come potrei spiegarti?Credo che nemmeno la persona più felice della terra provi un centesimo di quello che sto provando io adesso...”mi sorrise dolcemente guardandomi negli occhi.
Rimasi a fissarlo per alcuni secondi, poi spostai lo sguardo, imbarazzata.
Jack mi abbracciò e io finì per appoggiare la testa sul suo petto caldo.
Il tempo pareva essersi fermato.
C'eravamo solo l'oceano, Jacob ed io.
“Dillo”sussurrò lui con voce roca.
“Dire cosa?”lo guardai incuriosita.
“Ciò che aspetto di sentirti dire da tanto, forse troppo tempo”si spiegò lui, sfiorandomi il naso con il proprio.
Oh cielo!
Ispirai ed espirai.
Ok ero pronta.
“Ti amo Jacob Black”
“Ti amo anche io, Isabella Swan” mi soffiò sulle labbra prima di baciarle con un misto di irruenza, passione e dolcezza.

“Scusa se ci ho messo tanto a capirlo”gli sussurrai ad un tratto perdendomi in quel mare di pece che mi fissava estasiato.
“Figurati...l'importante è che tu finalmente l'abbia capito”mi strinse lui continuando a baciarmi.


“E la tua eclissi?”mi punzecchiò lui mentre eravamo teneramente sdraiati a guardare l'oceano.
“Jacob”finsi di rimproverarlo sorridendogli. “un po' di rispetto...non sarei qui se non fosse per lui”.
“Hai ragione”ci pensò su lui, concentrandosi su una mia ciocca di capelli, che stava arrotolandosi su un dito. “Credo che dovrò persino ringraziarlo” concluse lui baciandomi ancora una volta.

“Non mi serve più l'eclissi”
“Cosa?”
“Prima mi hai chiesto della mia eclissi...non mi serve più...adesso ho il mio sole personale”
“Bella Swan, tu mi sorprendi!Non avevi problemi con i momenti romantico-imbarazzanti?”
“Beh sto iniziando a migliorare...quanto al sorprenderti...non preoccuparti!ho una vita intera per farlo”lo abbracciai.
“Ed io che non aspettavo altro”concluse lui baciandomi.
Ancora.
E ancora.
E ancora.

domenica 13 settembre 2009

Appuntamento al buio sì, appuntamento al buio no.

Domenica pomeriggio.
A. sta guardando un film sul divano quando le squilla il cellulare. E' C. A. la saluta felice di sentirla, sebbene l'abbia vista la sera precedente.
"R. vuole uscire con te"le trilla entusiasta l'amica dall'altro capo del telefono. "Ehm...beh si dai si può fare...chi siamo?" "Tu, lui, il mio ragazzo ed io"....Quattro persone...due già in coppia...Appuntamento "al buio"... Queste semplici frasi iniziano a vorticarle nella mente. D'un tratto il pavimento inizia a non sembrarle tanto stabile come appena alzata la cornetta.
"Pronto?A. ci sei?" "S-si va bene, devo andare, ci vediamo dopo" "Ok a dopo, da me alle 8, bacio"Clik. Riagganciato.
A. si siede sul divano ed inspira. Lo stomaco le si blocca e l'ansia l'assale. Di colpo inizia a pensare cose tipo "Cosa mi metto?Come mi devo comportare?Ki cazzo l'ha mai avuto un appuntamento al buio?".
Si affaccia alla finestra e compone quel numero. Il numero che ha sempre la risposta a tutti i suoi dubbi. "Pronto M.?" la cara vecchia M., altro membro del quartetto. In un nanosecondo M. viene informata di tutto.
"Che faccio?"chiede A. sull'orlo di una crisi di nervi. "Non l'ho mai avuto un AaB(Appuntamento al buio, ndr)" "AaB?sembra un grupo sanguigno..."sghignazza l'altra. "Mi sei d'aiuto" sbotta A. accendendosi una Malboro light e ricordandosi solo dopo che 1)tecnicamente aveva smesso e 2)i suoi l'avrebbero uccisa se l'avessero scoperta.
"Cosa vuoi che ti dica?Chi è stato l'ultimo con il quale sei uscita?" chiede M. mentre spazzola il cucciolo regalatole di recente.
A. si blocca di colpo. Si era ripromessa di smettere di pensarci. Non dimenticare, quello mai. Ma quantomeno smettere di ricordare continuamente tutto.
"Lo sai chi era"le risponde secca. "Ah già scusami..."M. sembra seriamente dispiaciuta. "Sai una cosa?ti dico io che devi fare!Esci e divertiti...non hai fatto nulla per meritarti che un simile stronzo di rovini l'anno...quindi vai e divertiti!" "Si, va bene...ma che dico, che faccio?"chiede dubbiosa A. ora davanti all'armadio indecisa su cosa indossare quella sera. "Cioè siamo in quattro!Io, lui, C. e G., è losca la cosa!" "Ma chettene se è losca!Anche tra G. e C. era cominciata così, non ti ricordi?!Smettila di imparanoiarti!Fatti strafiga e vai!Ah poi mandami un messaggio e dimmi come è andata!" "Ok a dopo, grazie" "Di nulla tesoro".
A. si dirige in bagno e si infila sotto la doccia. Ha alzato lo stereo e ora la musica spaccatimani non le permette neanche di pensare. "Perfetto"esclama tra sè sciacquandosi i capelli.

Quella sera, ore 8.00 davanti a casa di C.
"Dai A. rilassati!sei stupenda,brillante..."C. stava elencando le sue qualità, mentre A., accesasi una sigaretta, guardava nervosa da destra verso sinistra, aspettando di vedersi comparire Mr. Appuntamento al Buio.
Ed infine, eccolo lì: alto, mega sorriso stampato in faccia... e sguardo di disapprovazione nei confronti dell'innocente sigaretta che A. sta fumando.
"Piacere R." "A." queste sono le prime parole che si scambiano, dopo essere stati presentati. "Ma tu fumi?"le chiede lui guardandola spegnere la sigaretta. "Ma va!"pensa A. rispondendo in realtà con un semplice sì. "Non va bene, dovrai smettere se.."s'interrompe guardandola negli occhi..

La serata procede spedita:A. si ritrova a raccontare ad un estraneo la propria esistenza.
R. non smette di fissarla e fare domande. Ok che fissi ci sta, ma lo strano tono che usa per chiedere qualcosa e soprattutto il modo in cui la guarda...fanno riflettere A.
"Perché continua a fissarmi così?"si chiede quasi intimorita. Non le era mai capitato che un ragazzo con il quale "era uscita" non parlasse praticamente mai di se stesso, concentrandosi piuttosto su quello che diceva lei. Oppure facendo finta di farlo.

Lasciati soli in un parco, mentre la coppietta(C. e V.) rimane a parlare in macchina, A. e R. si siedono su un'altalena.
A. continua a parlare, ormai autodefinendosi logorroica, quando, con momentaneo sollievo della ragazza, R. apre bocca.
"Ma secondo te" esordisce "Se ci facciamo subito la prima sera...è sbagliato?". A. sbianca. "No c'è scusa?MA chi diavolo credi di essere?Ma neanche il mio Big ha detto una c******a simile!". A. lo guarda e tutto quello che riesce a mormorare è un semplice "Ehm, no".
Distogliendo lo sguardo, A. cerca di distrarsi, sperando che la serata finisca il più presto possibile.
I soliti ricordi, il mare, la spiaggia, lui... la invadono ora ancora più vividi ma soprattutto accompagnati da sette parole "Lui non avrebbe MAI fatto così!".
Queste sette parole continuano a tormentarla per tutto il tragitto verso casa.
In macchina, R. fa il simpaticone: le da il suo numero e le dice di chiamarlo.
A. sorride impacciata e annuisce.
In realtà, sa benissimo che 1)non vedrà più R. né tanto meno lo richiamerà, 2)non vede l'ora di ritornarsene a casa e ascoltare la loro canzone..vedere le foto insieme.. 3)non avrebbe MAI dovuto accettare quell'appuntamento al buio.


Appena finita una relazione, per quanto breve ma intensa, è giusto cercare qualcuno che possa sostituire la persona persa ma , soprattutto...era giusto che i ricordi dell'ex la perseguitassero senza darle tregua impedendole di lasciarsi andare, come fosse una sorta di vendetta karmica per quello che era successo con il precedente ragazzo?


ps: A. contattò R. e si videro un'altra volta, nel corso della quale R., molto spontaneamente, tirò fuori certi "argomenti" che infastidirono profondamente A.; così lei lo salutò e decise che avrebbe aspettato qualcuno che avrebbe rispettato i suoi tempi. MA che, soprattutto, non avesse trattato la cosa come un "accordo di lavoro".

pps: A. pochi giorni dopo, scrisse una lunga e-mail, un pò per cercare di capire il suo punto di vista, un pò anche per liberarsi del peso che aveva sullo stomaco, al suo Big.
Che rispose pochi giorni dopo, dando riprova del suo famoso egocentrismo e della sua infantilità.


ppps: ora Big ha un'altra...o almeno una che gli commenta tutti gli stati di Fb...ma A. ormai non se ne cura più, lo ha bloccato e continua ad aspettare quello "vero".






giovedì 10 settembre 2009

Un'italiana a Parigi

Quattro ragazze, la ville lumière, un'intera notte e tanta voglia di divertirsi.
Alcune ore dopo, quelle stesse ragazze sono sedute ad un tavolo in un "Latin Bar". Tra un cocktail e l'altro, tante chiacchiere e risate.
Ad un tratto, un sorriso distrae Alice, la riccia con gli occhi blu. "Italiane?"esclama un ragazzo in camicia e gilet. "Si"risponde lei, ridestandosi da un sogno ad occhi aperti. Il ragazzo sembra simpatico, forse un pò troppo logorroico pensa fra sè mentre lui, presentandosi, non accenna minimamente a chiudere la bocca.
Le altre tre lo ingorano, concentrandosi invece su gossip e camerieri.
Un pò per pena ma soprattutto per noia, Alice accetta di seguirlofuori, mentre A. di fuori Milano, si prende una crêpe alla nutella.
Sono seduti su un muretto che da su Notre Dame e sulla Senna quando lui le fa la fatidica domanda: "Hai il tipo?".
Alice sospira mentre un vortice di ricordi l'assale. Il mare. Quel sorriso. Le strane circostanze che avevano portato ad incontrarsi due persone così diverse. il primo indimenticabile bacio...
"No".
E poi, guardando verso la Senna, ritorna a quei ricordi. Le liti. Le incomprensioni. La gelosia e le scenate di entrambi. La paura di non capire che cosa stesse succedendo. Quella storia che le stava scivolando tra le dita come la sabbia. Inafferrabile e talmente assurda da apparirle fantastica.
Voltandosi verso A., fa quello che non aveva fatto da troppo tempo, che le era costato troppe lacrime e rabbia. Apre la bocca e in un solo colpo racconta tutto a quel povero sconosciuto incrociato per le vie notturne di Parigi.
Appena si ferma per riprendere fiato, A. la stupisce ponendo la seconda fatidica ma inevitabile domanda. "Ma perchè non ha funzionato?"

A che cosa le era servito cogliere al volo l'occasione per sfuggire dai ricordi e dal dolore se poi, proprio lì a .....km di distanza, qualcuno le aveva chiesto la causa di tutti i quei problemi, causa che continuava ad ossessionarla e alla quale ancora non era arrivata nemmeno lei stessa?









mercoledì 12 agosto 2009

Le storie d'amore piu' belle sono quelle che quando finiscono ti fanno sorridere conmalinconia e rimpianto..
..sono quelle che ti fanno rivivere poche ore milioni di volte..
..quelle dove non puoi stare senza vederlo, senza guardarlo
Le storie d'amore più belle sono quelle dove il cuore ti batte ad ogni sua parola, ognisuo sguardo
Le storie d'amore più belle sono quelle che ti fanno venire un vuoto allo stomaco quandopensi al vostro primo bacio..
..sono quelle che anche se finiscono non finiscono mai..!
Le storie d'amore più belle sono quelle in cui il suo profumo ti resta sui capelli, suivestiti, sulle labbra, nell'anima, ovunque ti abbia sfiorato..
Le storie d'amore più belle sono quelle che ti impediscono di cancellare i suoi SMS sulcellulare,
nonostante sia tutto finito e ti abbia fatto soffrire..
..quelle che ti fanno piangere e ridere nello stesso momento..
..sono quelle che ti fanno litigare con le amiche..
..sono quelle che non riesci a dimenticare neppure volendo
Le storie d'amore più belle sono quelle che ti rendono gelosa solo se vedi lui che sorridead un'altra,
..quelle che ti fanno smettere di mangiare..
..sono quelle che ti impediscono di dormire..
..quelle che ti fanno dire ti amo con le mani sudate, con il cuore che trema
Le storie d'amore più belle sono quelle che ti fanno attaccare la sua foto sul diario escrivere il suo nome dapertutto..
..sono quelle che ti fanno ascoltare le canzoni che parlano d'amore
Le storie d'amore più belle sono quelle che ti fanno andare dove c'è lui anche senzavolerlo,
nonostante abbiate litigato..
..quelle che ti fanno stare ore ed ore davanti al telefono sperando che suoni..
..sono quelle che ti fanno guardare giù dalla finestra
sperando con il cuore in gola che lui arrivi
Le storie d'amore più belle sono quelle che ti fanno pensare e ripensare ad ogni suacarezza, ad ogni suo sguardo..
..SEMPRE..